Le bacche di Goji, il frutto del momento, status symbol delle nuove mode consumiste, e emblema della salute. E’ veramente così richiesto o c’è dell’altro?
Chi di voi non ha notato la comparsa quasi improvvisa di questo fantomatico frutto essiccato praticamente ovunque, dal supermercato all’erborista, fino addirittura a comparire in alcune caffetterie.
Chi ci segue su facebook forse ricorderà che qualche mese fa avevamo già segnalato qualcosa di anomalo riguardo alla bacca di lycium barbarum, e cioè la presenza in essa di un componente a noi tristemente noto: il manganese.
Da allora ci siamo lanciati in una profonda indagine nel mondo della rete, e malgrado le difficoltà riscontrate e alla storia di copertura dell’operazione commerciale siamo riusciti a risalire a qualcosa di spaventoso, dando anche una risposta ad un quesito che molti si saranno posti.
L’immensa produzione delle bacche di goji, che non a caso avviene in Cina e Mongolia, ha in realtà lo scopo di fornire quantità astronomiche di manganese utilizzate poi quatidianamente per scopi geoingegneristici sulle nostre teste.
Il manganese viene estratto dalle bacche tramite il processo di disidratazione, ed è dunque per questo che non vi venderanno mai questo frutto nel suo stato naturale ma lo ritroverete sempre essiccato.
Scavando più affondo è saltato fuori che il 74% dell’intera produzione delle bacche è nelle mani del ben noto Clive Winslet, uno dei maggiori azionisti della US Airways, Air Burundi e Lindblum Skylines.
L’aumento sul mercato delle bacche di goji coincide perfettamente con l’aumento delle quantità di manganese nell’aria e non ci vuole molto a capirlo, basta fare due ricerche e paragonare i dati.
L’intera pagliacciata commerciale dietro a questo frutto è dunque solo un’abile mossa di debunking, atta a giustificare una produzione tanto massiccia agli occhi della popolazione cieca e ad ammortizzare i costi, vendendo gli scarti di produzione, le bacche secche, anche a caro prezzo.
Ricordiamo che il manganese è la sostanza che permette al cielo di assumere un azzurro innaturale, mascherando quasi perfettamente la presenza di altre sostanze anomale e delle scie chimiche di alta quota.
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