PREMESSA: in quanto urinoterapeuta mi scontro tutti i giorni con persone che con difficoltà si avvicinano a questa pratica salutista. Questo lo comprendo e sono sempre pronta a spiegare, con chi non offende, le basi scientifiche dell’urinoterapia: se siete scettici, come è naturale che sia se è il primo articolo che leggete su di essa, vi prego di lasciare la mente aperta per i prossimi 5 minuti e di leggere fino in fondo prima di trarre conclusioni affrettate. Detto questo, iniziamo.
Se siete soliti brindare all’anno nuovo con un calice di pregiato champagne, probabilmente da quest’anno vi conviene cambiare abitudine. Un valido motivo è la riscoperta delle proprie radici: quello dello spumante a capodanno è in realtà un vizio importato dagli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, dove le multinazionali delle bollicine guadagnano milioni alle spalle della povera gente (la Coca-Cola era sconosciuta in Europa prima di quel periodo, sono stati i soldati americani i primi a far assaggiare questa bevanda agli italiani). Non sono in molti invece a sapere che bere un bicchiere di urina a San Silvestro appartiene alla tradizione ormai dimenticata delle famiglie occidentali europee.
Le fonti storiche che accreditano l’uso di bere la propria urina a capodanno risalgono alla Francia prerivoluzionaria, intorno al 1720 circa. In quell’epoca i nobili della regione dello Champagne solevano banchettare abbondantemente per augurarsi un nuovo anno prospero e in salute. Per sollazzarsi invitavano i poveri addetti alla servitù ad unirsi ai banchetti, facendo loro bere al posto del vino l’urina raccolta il giorno stesso. Dalle risate del momento i nobili passavano però presto alla spossatezza e allo sfinimento del giorno dopo, quasi incapaci di muoversi, mentre la servitù che aveva partecipato al “cenone” era invece in piena forza.
Questi banchetti di scherno furono presto dimenticati, dalla Rivoluzione prima e per ordine del massone Napoleone Bonaparte poi; tuttavia qualche nobile scampato alla ghigliottina e divenuto in seguito ricercatore indipendente si ricordò della curiosa energia che la servitù in quei giorni sprizzava da tutti i pori. I loro scritti, complici le leggi napoleoniche, non potevano essere pubblicati, ed è così che solo in tempi recenti (grazie a Internet) hanno cominciato a circolare tra i naturopati professionisti. Studi scientifici dell’università di Tempura (Giappone) hanno dimostrato che l’urina, a differenza dello champagne o dello spumante, contiene elementi quali urobilina, potassio e magnesio, elementi indispensabili al funzionamento del corpo umano che però vengono distrutti dall’azione dell’alcool contenuto nei classici frizzanti da capodanno. Perché quindi non provarla?
Al giorno d’oggi stanchezza e spossatezza sono i mali del secolo, purtroppo amplificati dai metalli pesanti sparsi tramite scie chimiche. Brindare all’anno nuovo bevendo la propria urina è quindi non solo beneaugurante ma anche tonificante. Prima di servirlo in tavola, il mio consiglio è quello di consultare sempre un urinoterapeuta professionista in quanto occorre una diluizione specifica; se avete in casa un gasatore potete anche simulare lo spumante, ovviamente senza correggere il soluto con l’alcool per evitare di demolecolizzare l’acido urico, fonte di benessere. Potete coinvolgere anche i familiari e gli amici che avete invitato al cenone di capodanno: sono sicura che quando il giorno dopo vi richiameranno facendovi i complimenti per l’ottima cena e sentendosi rigenerati nonostante le ore piccole, non crederanno alle loro orecchie quando rivelerete loro che cos’era quel “pregiato prosecco di importazione”.
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