Come molti sanno, una tra le più potenti armi rettiliane è la telepatia.
Una volta che riescono a fasare il proprio cerebro con quello della vittima, possono indurre un sonno ipnagogico, che paralizza il malcapitato e lo rende completamente inerme.
Le onde telepatiche rettiliane agiscono sulla formazione reticolare pontina della vittima, inibendo così i motoneuroni colinergici: in questo modo, i Rettiliani riducono la motilità della vittima, fino a renderla imbalsamata e disarmata.
Studiando da vicino il fenomeno, ho potuto constatare che questa forma di aggressione telepatica non ha effetto se la vittima dorme.
O meglio, ha un effetto indesiderato per i Rettiliani. Durante il sonno, le onde telepatiche rettiliane provocano il rilascio delle fasce muscolari e causano accessi abnormi di aerofagia nella vittima: il rilascio degli sfinteri causa quindi la fuoriuscita dei gas intestinali, che disturbano efficacemente i recettori nasali rettiliani. Il meteorismo umano è considerato nella cultura rettiliana contaminante e degradante, pertanto fin da cuccioli si consiglia loro di allontanarsi il più possibile da quei soggetti umani particolarmente generosi nella produzione di scie di condensa di origine rettale. Fondamentale per i Rettiliani è infatti evitare che le proprie squame sudorifere vengano contagiate dall’olezzo persistente delle flatulenze umane, che hanno la facoltà di compromettere irrimediabilmente l’afrore originario degli umori che i rettili alieni sono soliti produrre durante l’accoppiamento.
Ecco quindi un rimedio naturale contro le facoltà ipnagogiche rettiliane: in caso di incontri ravvicinati, è sempre bene munirsi di qualche sostanza che crei al proprio intestino l’effetto flatulenza.
Personalmente ho constatato che si è rivelato estremamente efficace ingerire una poltiglia a base di farinacei e patè di armadillo: fu proprio durante la cattura di un armadillo villoso che dovetti amputare il lobo dell’orecchio destro. Colpito all’orecchio da un artiglio di questo cingulato, dovetti procedere all’ablazione del lobo a causa dell’insorgenza di un’aggressiva cancrena.
Questo denso composto provoca un effetto così immediato e tonante da riuscire in alcuni casi a stordire fino all’incoscienza i rettiliani più vicini.