L’ennesimo false flag perpetrato dai media di regime: qualcuno lo ha definito uno dei più rivoltanti e ben riusciti della storia, secondo solo agli aerei-ologramma dell’11 settembre. Stiamo parlando naturalmente del volo AS448 della Alaska Airlines, programmato da Seattle a Los Angeles il giorno 13 aprile 2015, carico di tonnellate di bario da irrorare e costretto al ritorno alla base dopo soli 14 minuti di volo. Non potendo i media giustificare i fatti, ingannano nei dettagli e infangano la reputazione di un eroe moderno.
Sospettosi come sempre delle versioni ufficiali, abbiamo avviato un’indagine interna col supporto del gruppo No Chemtrails di Seattle, che presidia permanentemente l’aeroporto ed ha assistito a tutta la scena. Ricostruiamo i fatti partendo dai dati acquisiti da flightradar24 non sottoposti a censura: l’aereo decolla regolarmente, raggiungendo i 5mila piedi (circa 1561 metri) di quota, l’altitudine ideale per iniziare una bella spruzzata chimica. È solo allora che devia dalla sua rotta e decide di tornare alla base perché, evidentemente, la strumentazione ha segnalato al pilota che i tanker non stavano irrorando, segno di guasto o più probabilmente di manomissione volontaria.
Poco dopo essere atterrato l’aereo, infatti, una squadra di marò statunitensi addestrati è andata ad aprire ed ispezionare il vano bagagli anteriore, quello tradizionalmente usato per ospitare i tanker che contengono i 15000 litri di materiale tossico da irrorare. È lì che hanno trovato ed immediatamente arrestato un coraggioso ed inerme addetto ai bagagli, che, stanco di stare al gioco dei servi del potere, ha deciso di manomettere direttamente in volo i bidoni chimici. Stando ai nostri informatori, il poveretto è stato portato via legato e imbavagliato mentre piangeva e urlava disperatamente “Stop chemtrails! For my sons! Stop chemtrails!”.
Il sacrificio è costato caro al ribelle: il regime ha subito sparso la notizia che è stato sottoposto a test antidroga per essersi addormentato sul lavoro, ottima scusa per licenziarlo in tronco e marchiarlo come pazzo. “Questa è la fine di chi si vuole ribellare” è il messaggio implicito che manda l’NWO quando vogliono che vinca l’omertà. Non sappiamo il nome del nostro eroe, e probabilmente sparirà senza che mai lo sapremo: noi del comitato Chiave Orgonica lo vogliamo ricordare come il “rivoltoso sconosciuto di Seattle”.
Come sempre i media infilano una serie di inganni dietro l’altra per giustificare una realtà che ormai, agli occhi di molti, non può più essere mantenuta. Fino a quando potranno continuare?
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