Salute e Benessere

Uninoterapia: è giusto prelevarla col catetere?

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L’antica arte dell’urinoterapia, nei secoli, ha assunto diverse sfaccettature e si è diramata a seconda delle culture e delle mode del momento. Personalmente non sono una persona tradizionalista, anzi: amo sperimentare, e chi mi conosce lo sa bene. Ma quando ci troviamo davanti a qualcosa che contraddice la logica di qualsiasi scienza, allora mi sento chiamata in causa.

Ultimamente, sui social come Instagram e TikTok, stanno impazzando video di sedicenti bevitori di nettare che praticano l’estrazione forzata delle urine tramite catetere. Sono talmente fieri di ciò che fanno da definirsi addirittura “cateteristi”.

Il motivo (il)logico alla base di questa pratica, nella loro testa, è semplice: massimizzare la raccolta dell’urina per non sprecarne nemmeno una goccia.

Questi guru dell’urinoterapia moderna sanno essere molto convincenti, tanto da rappresentare un pericolo per i neofiti di questa pratica millenaria. Oggi, dunque, voglio affrontare l’argomento dal punto di vista scientifico, per fare chiarezza e diffondere a quante più persone possibile come questa pratica sacra dovrebbe realmente svolgersi.

Innanzitutto, l’urinoterapia non è un’invenzione dell’uomo, ma un sapere donatoci dalla madre terra. È qualcosa a cui siamo naturalmente predisposti, e non solo noi umani. Ad esempio, i tori bevono le urine delle vacche nel periodo di calore, così come i cani. Molte specie di primati la praticano regolarmente, ma anche forme di vita molto distanti da noi, come i pesci.

Scimpanzé che pratica amaroli

Il nostro corpo vuole che il suo oro liquido attraversi tutto il tratto urinario, fino a sgorgare dai genitali. Nel processo si arricchisce prima di muchi benefici e, infine, della nostra flora batterica intima. La pipì resta nella vescica finché non è abbastanza matura da uscire e bagnare il mondo. È un moto naturale e ancestrale, sin dall’alba dei tempi, e va rispettato perché Divino.

Penetrare le nostre yoni o i vostri lingam con una cannula di plastica fino alla vescica significa trivellare un suolo sacro e strappare con violenza dall’albero un frutto non ancora maturo, danneggiandone il karma e turbando l’equilibrio dei chakra. Chi pratica il cateterismo compie un furto verso il proprio corpo e beve un’urina quasi totalmente privata della sua vibrazione energetica e dei suoi microelementi.

In definitiva, l’urinoterapia è un percorso che richiede ascolto, rispetto e consapevolezza. Non è una gara a chi raccoglie di più, né un rituale da deformare per inseguire mode effimere nate su social pieni di ego e filtri. È un dialogo intimo con il proprio corpo, con ciò che produce e con l’energia che custodisce.

Chi sceglie scorciatoie violente come il cateterismo non sta accelerando un processo: lo sta corrompendo. Sta rifiutando la saggezza naturale dell’organismo per sostituirla con un gesto meccanico e invasivo, che nulla ha a che vedere con la tradizione. L’oro liquido non si strappa: si accoglie quando è pronto.

Ricordiamoci che ogni pratica sacra vive di equilibrio. La fretta, la forzatura e l’emulazione cieca sono i primi nemici di qualunque percorso energetico. Se davvero vogliamo onorare questa antica arte, dobbiamo liberarci dalle distorsioni moderne e ritrovare la semplicità del gesto originario: lasciare che il corpo compia la sua alchimia, e unirci a essa nel momento giusto.

Non permettiamo che l’ignoranza travestita da innovazione trasformi una disciplina millenaria in una parodia pericolosa.

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Sull'autore
La natura e il corpo umano sono le sue più grandi passioni. Naturopata e urinoterapeuta, da anni si dedica allo studio delle proprietà curative degli elementi naturali. Parallelamente, ha sempre nutrito un profondo interesse per il simbolico e l'occulto, approfondendo anche il mondo dei messaggi subliminali.
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