«Basta con le auto diesel in UE: stanno alterando il clima in modo imprevedibile, rendendo il controllo tramite scie chimiche molto più complicato». Queste parole sono state pronunciate dal ministro degli affari climatici e meteorologici UE, Ritter Schwanzlutscher, durante una discussione all’Alta Camera dei Deputati, lo scorso marzo.
L’intervento di Schwanzlutscher è stato insabbiato, perché non doveva mai uscire fuori. Ma il Comitato Chiave Orgonica non si lascia ingannare: ci era stato consegnato l’ultimo tassello per smascherare la vera verità sull’UE e i suoi giochi sporchi sui carburanti.
Considerando la ormai risaputa presenza di additivi chimici nei carburanti, come quelli emersi dall’indagine indipendente di Ollaf in Norvegia, diventa evidente che le automobili — soprattutto quelle diesel — non sono solo veicoli di trasporto, ma veri e propri agenti di modifica climatica involontari.

Questa alterazione del clima non segue alcuna logica precisa: dipende da troppe variabili, come il numero di auto in circolazione in un dato giorno, le condizioni atmosferiche e la composizione esatta degli additivi nei carburanti. In pratica, si crea un caos climatico casuale e incontrollabile.
E qui sta il problema grosso per l’UE: mentre spende miliardi per controllare il clima tramite sofisticate operazioni di geoingegneria con scie chimiche mirate, le emissioni di queste auto sabotano in modo imprevedibile questi sforzi, compromettendo i risultati mediamente dal 15 al 20%.
Paradossalmente, le auto elettriche, che non emettono fumi, finiscono per favorire l’azione delle scie chimiche, perché la loro assenza di emissioni “climaticamente alteranti” non interferisce con i complessi processi chimici in quota o a livello del suolo.
Quindi, mentre il diesel rimane il problema reale e imprevedibile, l’auto elettrica diventa l’alleata inconsapevole di chi gestisce il controllo climatico a livello europeo.
Se qualcuno pensa che basterebbe togliere quegli additivi dal diesel per risolvere il problema, si sbaglia di grosso. A complicare le cose ci sono gli Stati Uniti di Trump, che — anche grazie ai recenti accordi sui dazi — obbligano l’Europa a integrare nel carburante sali di bario, trimetilalluminio e micronanotubi di molibdeno.

Questo serve a favorire le industrie chimiche e petrolifere americane, legate a doppio filo a questo mercato degli additivi “climatici”.
Quindi non solo il problema non si risolve facilmente, ma diventa un vero e proprio gioco di potere economico e geopolitico, in cui l’UE si ritrova costretta a danzare al ritmo imposto da Washington, con la scusa di accordi commerciali e pressioni politiche.
Alla fine della fiera, la vera vittima di tutto questo marasma resta il cittadino comune, costretto a dire addio alla sua vecchia e cara auto diesel Euro 1, quella con cui ha condiviso tanti momenti della sua vita. Un addio amaro, imposto da un sistema che gioca con il clima e con la nostalgia delle persone senza alcun riguardo.
