Giovedì 11 giugno 2015 alle ore 15:45 vi è stato il rientro a casa della tanto discussa Samantha Cristoforetti e dei suoi colleghi. L’atterraggio è avvenuto in Kazakistan, dove gli astronauti hanno subito ricevuto una particolare accoglienza, meglio definibile soccorso, perché infatti di questo si è trattato e ci sono voluti più di 20 minuti per rendere gli astronauti “presentabili”.
La tensione è stata alta ma i media della disinformazione esigevano un filmato di bentornato, e così è stato.
Osservando il video o le foto sull’accoglienza ricevuta si percepisce fin da subito sul volto di Samantha e compagni un’espressione di spossatezza, mal mascherata da sorrisi, e si nota quanto loro facciano fatica a muoversi, tant’è che sono saldamente ancorati a dei particolari supporti.
Successivamente la stampa di tutto il mondo, per attenuare i dubbi nati, inizia a diffondere nella popolazione l’idea che uno stato fisico simile sia normale dopo una permanenza nello spazio e che addirittura ci vorrà un periodo riabilitativo di circa 6 mesi, per ridare a Samantha e agli altri astronauti la piana salute.
A questo punto chi ha seguito gli astronauti nello spazio si chiederà a cosa siano serviti tutti quegli esercizi fisici nello spazio, se poi una volta a terra toccherà una lunga riabilitazione.
La storia dei sei mesi di riabilitazione non si era mai sentita prima, e negli anni sono molti gli astronauti ad essere andati in orbita, e in alcuni casi hanno tenuto addirittura conferenze subito dopo il loro rientro.
La risposta a tutti i quesiti è semplice: gli astronauti sono entrati a contatto con qualcosa durante la fase di ritorno che li ha debilitati a tal punto da dover seguire un lungo percorso clinico.
Si è forse trattato della famigerata sindrome aerotossica di cui sono stati vittime diversi piloti di aerei, venuti a contatto con le sostanze chimiche disperse da loro stessi nell’atmosfera?
A quanto pare i nostri astronauti godevano di ottima salute fino al momento della partenza dalla stazione spaziale, ma poi qualcosa nell’atmosfera li ha contaminati, forse a causa di un guasto al sistema di ventilazione della navetta.
Il fiato corto, la spossatezza e i dolori articolari sono sintomi inequivocabili dell’inalazione di sostanze quali bario, ammonio, tungsteno e bromuro.
A conferma di questa nostra tesi vi sono i benvenuti 2 minuti di ritardo sulla tabella di marcia che provano che c’è stato qualche tipo di contrattempo, magari il guasto al sistema di ventilazione.
Questa volta sembra proprio che le scie chimiche abbiano causato un piccolo problema inaspettato, la situazione è sfuggita un po’ di mano, ma siamo certi che grazie alle cure in possesso delle lobby gli astronauti riusciranno a riacquistare le loro facoltà fisiche.
Ovviamente il lungo percorso riabilitativo per disintossicare l’organismo di Samantha verrà pagato con i soldi delle nostre tasse, mentre gli italiani commossi e ignari seguiranno tutta la vicenda tramite il filtro dei media di regime.