
Fino a pochi anni fa, se aveste chiesto a qualcuno di Canicattì chi fosse Salvatore Li Causi, vi avrebbero risposto con un sorriso: “’U zu Turi? Quello dei limoni? Un galantuomo”. Un contadino onesto, con la schiena rotta dal sole siciliano e un solo sogno in testa: far crescere limoni buoni, puliti, giusti. E non-OGM. Sì, perché ‘u zu Turi aveva deciso, contro il parere di molti e contro ogni logica di mercato, di riconvertire l’intera sua piantagione — oltre cinque ettari ereditati dal padre — in una produzione rigorosamente non geneticamente modificata. E all’inizio fu un successo.

Per anni le sue cassette di limoni hanno viaggiato in tutta Europa: dalla Germania alla Svezia, dal Belgio alla Polonia, finché, un giorno, il nuovo proprietario della cooperativa agricola a cui conferiva da sempre la sua produzione, un certo dottor Raffaele Sgroi (già coinvolto in un’indagine sull’import-export di avocado messicani con passaporto calabrese), gli disse semplicemente: “I suoi limoni non sono più in linea con le politiche aziendali.” Quali politiche, non è dato saperlo. Forse a qualcuno non piacciono i limoni naturali di Sicilia. O, molto più probabilmente, i frutti se non sono OGM devono estinguersi.
Tradotto: niente più soldi, niente più distribuzione. Per Salvatore fu un colpo al cuore. Di riconvertire i suoi campi in frutti OGM non ne voleva sentir parlare. Sua moglie Concetta e i quattro figli però – tutti impiegati nel lavoro dei campi – dipendevano da quel raccolto. I debiti aumentavano, le bollette arrivavano minacciose. L’ENEL arrivò a staccargli la corrente elettrica e piombargli il contatore. Ma Salvatore non si arrese. E, una notte, avvenne il miracolo.
Tra le lacrime e il vino, Salvatore si ricordò di un esperimento letto da bambino sul sussidiario di scienze: “Costruisci una pila con un limone, una moneta e una rondella!”. Per gioco, per disperazione o per fede, infilò una moneta da 5 centesimi in un limone maturo, ci piantò una rondella zincata trovata nel capanno degli attrezzi e collegò il tutto a una vecchia lampadina da 12V che usava per le feste di paese.
La luce esplose. Letteralmente. La lampadina si accese, tremò e poi si frantumò in mille pezzi con un piccolo boato. Il cuore di Salvatore fece altrettanto, ma per l’emozione: i suoi limoni, proprio quei limoni che nessuno voleva, producevano una quantità di energia inaudita.

Iniziò così a collegare in serie decine, poi centinaia di frutti, creando una vera e propria centrale limonica nel cuore della sua campagna. Ogni limone, diceva, era un piccolo reattore naturale, puro, incontaminato. Altro che fotovoltaico. Altro che batterie al litio. Energia gratis, dalla terra, 24 ore su 24 senza dipendere dall’irraggiamento solare o dal vento.
Presto riuscì ad alimentare frigoriferi, pompe dell’acqua, perfino una stufa a olio esausto convertita. Poi fece il grande salto: collegò tutto alla rete elettrica di casa. Finché la voce non iniziò a spargersi tra il quartiere e dei vicini non chiesero di collegarsi anche loro alla sua piantagione elettrica.
I vicini lo chiamavano “San Turi della luce”. Chiedeva solo pochi euro per campare, voleva solo dimostrare che la Natura ci offre tutto, se sappiamo ascoltarla. Energia pulita, rinnovabile, e – peggio per qualcuno – senza passare dal contatore. Nel giro di due settimane, a Canicattì tutti parlavano del “contadino che accende le case coi limoni”. La notizia non fece in tempo ad arrivare ai giornali. Ma qualcun altro l’aveva già sentita.
Una notte di febbraio, mentre la famiglia dormiva, la piantagione prese fuoco. Un incendio violento, chirurgico, senza possibilità di salvezza. Gli alberi bruciarono in silenzio, uno dopo l’altro, come torce. I pompieri arrivarono, ma non salvarono nulla. I carabinieri parlarono di “intimidazione di stampo mafioso”, una scusa già sentita più volte in Sicilia, molto comoda certo, ma che aiuta anche a nascondere verità che potrebbero essere persino più scomode. Chi aveva interesse a spegnere Salvatore?
Fonti interne al Ministero dell’Agricoltura parlarono di pressioni da parte di multinazionali come Syngenta, Monsanto-Bayer e una misteriosa “GEA Foods” con sede alle isole Cayman. Pare che nei mesi precedenti l’incendio fossero arrivate denunce anonime contro “produttori non certificati che promuovono soluzioni energetiche non autorizzate”. Salvatore non aveva chiesto permessi. Non aveva pagato licenze. Stava facendo da solo ciò che i laboratori non erano riusciti a fare in anni di ricerca brevettata. E soprattutto, la stava distribuendo a costo quasi zero. La Sicilia poteva raggiungere l’indipendenza energetica semplicemente piantando il suo frutto simbolo, e forse anche l’Italia intera.

Un dettaglio sfuggito a molti: il giorno prima dell’incendio, Salvatore aveva ricevuto la visita di due uomini in abito scuro e borsello nero a tracolla, presentatisi come “funzionari dell’Agenzia per le Risorse Energetiche”. Nessuna sigla, nessun tesserino. Il figlio maggiore, Giuseppe, ricorda solo che “papà sembrava agitato, li ha mandati via senza neanche offrire il caffè, e ha detto che se succedeva qualcosa era colpa loro”. Dopo l’incendio, nessuna traccia di quei due. Le telecamere della strada, curiosamente, non funzionavano quella notte.
Oggi Salvatore Li Causi è sparito. Nessuna notizia certa. Gli amici parlano di un possibile viaggio in America Latina. Altri giurano che sia stato “prelevato”. Alcuni ex compagni di leva dicono che aveva cominciato a sospettare di essere seguito. La casa è stata pignorata. I limoni non-OGM non esistono più. Qualcuno ha provato a replicare l’esperimento con altri limoni, ma nessun frutto ha mai generato la stessa potenza. I limoni di Salvatore, evidentemente, avevano qualcosa di unico. Qualcosa che non doveva essere studiato. Né commercializzato. Né raccontato.
L’Italia ha perso un contadino. Ma forse, senza saperlo, ha perso un inventore, un rivoluzionario, un uomo che voleva accendere le luci senza chiedere il permesso a nessuno. Perché, come scrisse una volta sul retro di una bolletta mai pagata:
“La luce che non si può tassare, è la luce che fa più paura.”
E forse, aveva ragione. Salvatore Li Causi, ovunque tu sia, grazie.
Ci hai ricordato che la Terra non appartiene alle multinazionali. La luce vera nasce dagli alberi.