Cospirazioni

IKEA: scoperti messaggi subliminali nei nomi dei prodotti

3 Min. di lettura

C’è un motivo se ogni tanto una madre naturopata prende la figlia per mano e attraversa mezza Europa per incontrare Wotan in un angolo remoto della Turingia. Non è turismo e né lavoro, è un’urgenza.

Dopo i consueti scambi di tisane adattogene e digressioni sulla simbologia pluto-massonica nelle scie chimiche, Wotan ci confida qualcosa. C’è un nodo oscuro che lo tormenta: una forza ipnotica che lega milioni di persone a un marchio nordico apparentemente innocuo. Il suo epicentro è all’Ikea.

È così che, poche ore dopo, ci troviamo nel parcheggio di un’enorme scatola blu e gialla, emanazione materialista del pensiero simbolico scandinavo. La scusa ufficiale per infiltrarsi, e mantenere un profilo basso, è comprare un pupazzo per mia figlia. La verità è ben più controversa.

Benvenuti al tempio della Fika

Attraversato il reparto divani, i labirinti per famiglie e la zona cucina-cesso, giungiamo al bar, dove Wotan mi indica una parete. Ed è lì che avviene l’epifania: FIKA, scritto in caratteri cubitali sopra il banco del caffè e dei dolcetti alla cannella.

Un’esplosione semantica.

Per gli svedesi, Fika è la pausa caffè. Ma nel cervello mediterraneo — ancor più se saturo di simbologia archetipica e linguaggio patriarcale occulto — il termine entra in risonanza con qualcos’altro, di molto più intimo.

Cogliere il vero significato della Fika non è un esercizio linguistico: è un’esperienza inconscia, pineale. Ricordate l’articolo sui messaggi subliminali nelle canzoni K-pop? Il cogni-lingus di cui parlavamo? Ecco, lo stesso principio è all’opera nei corridoi di questo tempio della brugola.

“Tira di più un pelo di Fika che un mobile IKEA.”

Wotan
Troppo simili per essere un caso

IKEA e l’eros occulto dei mobili

È qui che si apre il vero vaso di IKEA: non quello con dentro i finti fiori di plastica, ma quello di Pandora.

Raccolte le dovute prove subliminali in Germania, sono rientrata in patria, per proseguire le mie indagini nei centri IKEA del Nord-ovest del nostro paese. Ciò che è emerso ha dell’incredibile.

Dietro l’aspetto innocuo di librerie, cassettiere e divani, si nasconde un sofisticatissimo sistema di stimolazione libidica inconscia. L’architettura dei negozi, i colori pastello, l’illuminazione calda, i corridoi infiniti… tutto è progettato per innescare una risposta erotica profonda, viscerale, ancestrale.

E il punto centrale sono i nomi.

Non è un caso. IKEA non chiama i propri prodotti “Divano 3 posti blu” o “Scaffale medio”. No. Li battezza con parole che, pur mascherate da improbabili svedesismi, attivano precise aree simboliche nella mente umana. La strategia è sottile: stimolare la libido attraverso l’ambiguità fonetica.

Eccone alcuni esempi:

  • SOJABONA – son già bona
  • GODIS – godi
  • BOLMEN – ball men, ovvero testicoli
  • FLOTTILJ – fottili
  • SKULINGEN – sculacciare
  • GRINDFALLET – grande fallo
  • TRENSUM – threesome, o “tradimento” (treason)
  • BLANGSLEV – bianco slave
  • POPPARE – azione di un uomo che succhia un seno femminile
  • MELLÖSA – pelosa (non devo spiegarvi io cosa)

E potremmo continuare letteralmente per ore, perché tra i mobili esposti ci sono molti più doppi sensi che doppi fondi.

Benvenuti nel girone dei lussuriosi

Un insolito desiderio

Sempre più persone, dopo una visita all’IKEA, ci riferiscono di un fenomeno in apparenza inspiegabile: un aumento del desiderio sessuale. Coppie che scoppiano di passione dopo aver montato un tavolino LACK. Donne che, in stato interessante (frutto di precedenti visite?), trascinano il partner tra tappeti e specchi come attratte da un magnetismo irrazionale. Giovani innamorati che girano tra gli scaffali guardandosi negli occhi con un’intensità che raramente si vede da Mondo Convenienza.

Coincidenze? O è forse la pineale che risponde agli stimoli di un ambiente progettato per sovrastimolarla?

Il principio è lo stesso osservato nel cogni-lingus delle canzoni K-pop, come abbiamo già mostrato nel nostro dossier: messaggi che saltano il filtro razionale e parlano direttamente all’inconscio erotico.

L’arredo dell’anima

IKEA, al di là del truciolato, offre un’esperienza che è insieme sensoriale, simbolica e, diciamolo, genitale. Un rituale collettivo di risveglio libidico mascherato da shopping di massa. E nel farlo, ci mostra quanto sia fragile la nostra volontà, quanto siamo esposti ai richiami silenziosi del desiderio.

Stai davvero scegliendo una scrivania? O stai rispondendo a un richiamo arcaico mascherato da nome svedese?
Prova a farti queste domande la prossima volta che deciderai di fare acquisti da IKEA.

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Sull'autore
La natura e il corpo umano sono le sue più grandi passioni. Naturopata e urinoterapeuta, da anni si dedica allo studio delle proprietà curative degli elementi naturali. Parallelamente, ha sempre nutrito un profondo interesse per il simbolico e l'occulto, approfondendo anche il mondo dei messaggi subliminali.
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