
Se avete mai viaggiato in aereo, specialmente con una compagnia aerea low cost, forse avrete notato in aeroporto la presenza di individui dall’aspetto comune che indossano sempre un borsello nero a tracolla. Uomini di età variabile, con un abbigliamento sobrio, talvolta impeccabile, spilletta massonica al petto, che si muovono con naturalezza tra i gate e i banchi del check-in. In passato avevamo già parlato di loro, ma se finora queste persone si erano “limitate” a fare visita a ricercatori indipendenti o scomodi testimoni, adesso la loro presenza sul territorio sembra aumentata. Il fatto di frequentare gli aeroporti non è un caso: si tratta di un luogo sensibile, pieno di viaggiatori internazionali, e di piloti che potrebbero avere qualche rimorso di coscienza…
Il pretesto del bagaglio a mano

Le regole delle compagnie aeree low cost riguardo al bagaglio a mano sono sempre più stringenti. Oggi, chi non vuole pagare supplementi può portare con sé solo un piccolo zainetto o, appunto, un borsello. Ma guardiamo la realtà dei fatti: se questo fosse solo un modo per fare più soldi, basterebbe aumentare il prezzo del biglietto. Così invece, i veri “men in purse” possono agire indisturbati mescolandosi tra gli altri viaggiatori che per risparmiare portano con loro il minimo indispensabile. Ma loro non viaggiano, né per turismo né per affari. Essi si muovono in sicurezza, con uno scopo preciso. L’aeroporto per loro è casa: conoscono ogni angolo del terminal, ogni regola di imbarco, ogni dinamica operativa. La loro missione è garantire che tutto proceda secondo un piano ben definito, di cui il passeggero medio non deve sapere nulla.
La rete di controllo occulto
Ci sono una serie di accorgimenti che l’occhio attento può notare per distinguere un “man in purse” da un viaggiatore qualsiasi. Uno dei loro comportamenti più tipici è quello di sostare nei pressi del banco del check-in, apparentemente per chiedere informazioni. Tuttavia, ciò che realmente fanno è stabilire un contatto con gli assistenti di volo, soprattutto quelli appena arrivati o in procinto di partire. Non è raro vederli intrattenere brevi conversazioni con piloti dall’aria pensierosa o con membri dell’equipaggio che, dopo l’incontro, sembrano particolarmente tesi.

Non sappiamo cosa vogliono ottenere esattamente: dopo la loro visita aleggia sempre un misto di omertà e terrore. Possiamo tuttavia avanzare delle ipotesi. La prima è sicuramente legata allo spargimento di nanoparticolato nell’aria operato dagli aerei (comunemente detto “scie chimiche“), soprattutto dalle compagnie low-cost. Sempre più piloti vengono impiegati per tale compito, ed è sempre più difficile costringere tutti a mantenere il silenzio. Una visita di controllo da parte dei “men in purse” potrebbe fornire loro la motivazione giusta.
Un’altra ipotesi (che non esclude necessariamente anche la prima) è la sorveglianza speciale di individui, in particolare attivisti e ricercatori indipendenti che per ricerche sul campo o meeting internazionali sono costretti a spostarsi. In questo caso non è raro che l’uomo col borsello prenoti un posto a sedere direttamente accanto al sorvegliato.
L’imbarco prioritario: un segnale?
Un altro dettaglio sospetto è la loro predilezione per l’imbarco prioritario. Raramente i comuni passeggeri delle low-cost vanno a spendere soldi extra per salire prima, ma per gli uomini col borsello questo oltre a non essere un problema fa anche parte della loro missione. Questo comportamento consente loro infatti di posizionarsi strategicamente vicino al cockpit, osservare i movimenti dell’equipaggio e, all’occorrenza, consegnare piccoli oggetti nelle mani giuste. Una volta sull’aereo, non si siedono subito: prima si guardano intorno, controllano chi è a bordo e solo dopo essersi fatti un’idea della situazione prendono posto.
Cosa fare se ci si trova seduti accanto a uno di loro?

Nel caso in cui il destino (?) vi faccia sedere accanto a un uomo col borsello, il nostro consiglio è di osservare senza destare sospetti. Se non siete ricercatori indipendenti addestrati a queste situazioni, vi esortiamo a non fare assolutamente niente, nemmeno alzarsi per andare in bagno. Evitate soprattutto di fare domande: potrebbero irrigidirsi, cambiare atteggiamento e diventare ostili. Limitatevi a notare eventuali dettagli anomali, come l’uso frequente del telefono o piccoli gesti ripetitivi. Non fissateli negli occhi, girate lo sguardo dall’altra parte, non parlate e vedrete che (probabilmente) tutto andrà bene. Se è l’uomo col borsello stesso che cerca di iniziare una conversazione, probabilmente siete nelle sue mire, il perché lo sapete solo voi. Cercate di non farvi prendere dal nervosismo, ma se non potete farne a meno inventate una scusa credibile, ad esempio che avete paura dell’aereo. Rispondete cortesemente ma senza rivelare troppi dettagli su di voi. In questo caso il fingersi idioti è fondamentale per fargli credere di aver sbagliato bersaglio.
Se notate che il borsello viene aperto frequentemente o che contiene oggetti inusuali, cercate di memorizzare il più possibile e, se necessario, segnalate il comportamento al ricercatore indipendente di zona. Assolutamente non parlate di quanto successo con le autorità aeroportuali: il sistema potrebbe essere più vasto di quanto immaginiate.