Continua il resoconto della mia incursione nella base rettiliana islandese.
Seguendo a debita distanza i due Rettiliani spariti all’interno dell’installazione misteriosa, mi intrufolai di soppiatto nella base e fu qui che capii il motivo del proverbiale olezzo che emanano quei rettili. Le pareti, il pavimento e perfino il soffitto di ogni corridoio o stanza erano completamente ricoperti da una bruna sostanza melmosa, emanante un afrore mai avvertito da narici umane. Scoprii che si trattava di umori rettiliani: quando infatti sono in calore, ingaggiano una sorta di imbarazzante rituale orgiastico.
V’è da sapere che i rettiliani si dividono in tre categorie sessuali: le femmine, i maschi, gli ermafroditi. I loro tratti distintivi sono i seguenti:
FEMMINE
Allo stato naturale, mostrano orgogliose due prepotenti “gobbe” a forma di seno umano sulla parte alta della schiena: con esse si sfregano lussuriose su pareti e pavimenti per marcare il territorio e attirare, fameliche, i maschi. Durante le missioni, si spacciano per umane utilizzando guaine contenitive per appiattire le gobbe.
MASCHI
Normalmente monorchidi (a parte qualche raro caso di triorchidismo, proprio di esemplari considerati freak e quindi tenuti in bassissima considerazione), camminano in posizione semi eretta con le zampe posteriori (“gambe”) divaricate, per via del peso di quell’ingombrante fardello, ma non sono dotati di un organo di riproduzione simile a quello umano. Raggiunto il climax dell’eccitazione erotica, spruzzano a raggiera dal condotto rettale un liquido viscoso verde-marrone.
Quando sono travestiti da umani, utilizzano sospensori che permettono di distribuire meglio il peso dell’organo sessuale sul resto del corpo, per permettere loro di camminare in posizione perfettamente eretta.
ERMAFRODITI
A loro è demandato il processo di procreazione. Comunemente noti come “gli spazzini”, si preoccupano tutto il tempo di raccogliere gli umori maschili e femminili per crearne una sorta di pomata che funge da bambagia dentro cui covare le uova rettiliane che essi stessi producono. Gli ermafroditi non escono mai dalle loro tane sotterraneee e non intraprendono mai missioni per annientare mondi e specie aliene.
Percorso un lungo corridoio, mi ritrovai in una oscura stanza, addobbata su pavimento e pareti di lucine gialle intermittenti. Non si trattava in realtà di addobbi, ma degli occhietti giallo-fosforescenti di tutti i maledetti Rettiliani intenti nelle loro pratiche amorose.
Improvvisamente si accorsero della mia presenza e tutte quelle piccole sfere luminose si concentrarono su di me. Qualcuno diede l’allarme e una gracchiante sirena iniziò a ululare per tutta la struttura.
(Continua…)