Buio.
Improvvisamente intorno a me fu l’oscurità.
Rimasi privo di sensi per un tempo incalcolabile e, quando mi riebbi, la vista era appannata e sfocata. Mi sembrava di essere sdraiato in una pozza piena di un liquido lattiginoso e dall’odore nauseabondo. Passai una mano dietro la nuca e subito saltai per il dolore: probabilmente una delle Rettiliane aveva sfruttato i suoi poteri di deviazione del prisma luminoso, rendendosi praticamente invisibile e aggirandomi senza che io me ne rendessi conto. Doveva avermi colpito forte dietro la nuca, facendomi svenire.
Del cucciolo rettiliano che tenevo in ostaggio poco prima naturalmente neanche l’ombra. Cercai di ricompormi il più possibile e a poco a poco riuscii a mettere a fuoco. Uno spettacolo davvero straniante: ero a mollo in una sorta di enorme vasca vulcanica e non ero solo. No, nessun Rettiliano, tuttavia attorno a me si parava un drappello di umani nudi dallo sguardo vitreo e assente, che sembravano in un certo qual modo interessati a me. Tracciai con lo sguardo una panoramica a 360 gradi e vidi in lontananza che il perimetro della vasca era scrupolosamente controllato da pattuglie di Rettiliani che strisciavano avanti e indietro.
“Dove ci troviamo? Cosa sta succedendo?”, domandai ai miei simili.
Per tutta risposta si voltarono in stato catatonico e, muti, si allontanarono da me sparpagliandosi per tutta la vasca.
A un tratto capii: non mi trovavo in una vasca termale, ma in una vasca di coltura rettiliana! Questi mostri sono soliti “conservare” le loro prede umane in una soluzione di acqua solforosa addizionata con un cocktail di bario allo stato liquido e acido solforico che ha lo scopo di “sciogliere” con molta lentezza le carni delle prede. Le vittime possono rimanere vive anche per anni, anche se progressivamente sempre più sprofondate in un ottundimento letargico. Lo scopo di queste vasche di coltura è molto semplice: il “succo” di liquido chimico arricchito di umori e nutrienti di origine organica viene incanalato all’interno delle loro installazioni per essere utilizzato come nutrimento e liquido amniotico per le uova rettiliane.
L’orrore si impadronì di me: stavano “frullando” degli esseri umani per far crescere la loro prole!
Improvvisamente notai che, a differenza degli altri umani, io non ero stato spogliato dei miei indumenti, probabilmente perché, nel caos della colluttazione all’interno della base, era molto più imperativo portarmi fuori e sistemarmi provvisoriamente in un posto dove non potessi più arrecare fastidio. Ma presto sarebbero sicuramente tornati per prepararmi definitiviamente al mio nuovo ruolo di forma di vita posizionata al livello più basso della catena alimentare rettiliana. Non mi avrebbero semplicemente privato dei miei vestiti, ma mi avrebbero per sempre spogliato della mia dignità di essere umano, attraverso l’impiego del raggio deneurizzante. Nel giro di poche ore avrei fatto sicuramente la fine dei miei “compagni termali”…
Frugai in tutte le mie tasche interne e, con l’ultimo barlume di speranza, trovai quello che stavo cercando: se avessi giocato bene le mie carte, le due fiaschette che tenevo in mano mi avrebbero salvato la vita. Subito feci forzatamente ingollare a tutti gli umani catatonici una sorsata del contenuto della prima fiaschetta, un intruglio capace di scatenare una reazione aerofagico-dissenterica incontenible. Presto le “prede” iniziarono a contrarsi e a rilasciare nauseabondi umori nella vasca.
Non appena i Rettiliani si resero conto di quanto stesse succedendo, iniziarono a emettere rumori gracchianti dalle loro corde vocali rettali: erano davvero terrorizzati, perché le loro colture non solo si stavano ammalando, ma stavano anche contaminando la soluzione per la cova delle loro uova! Il terror panico ebbe inizialmente la meglio sui miei carcerieri, ma ecco che un gruppo inferocito di cinque Rettiliani si stava immergendo nella vasca alla volta di noi prede.
Era giunto il momento del colpo finale: mi spalmai sulla testa parte del composto che tenevo nella seconda fiaschetta, una sorta di purea di farinacei ed estratto di carcasse di piccioni, sicuro dell’effetto dirompente. Sapevo che l’afrore sprigionato da quell’impasto era assolutamente insopportabile per quei mostri, così presi a dirigermi verso di loro il più in fretta che potei. Uscii dalla vasca: intorno a me c’erano masnade di Rettiliani, inferociti, terrorizzati, nel panico più totale: non riuscivano ad avvicinarsi a me per via dell’afrore che emanavo e strisciavano dappertutto impazziti. Seguii il canale di scolo che collegava la vasca di coltura all’interno della base, dove probabilmente si trovava la stanza di incubazione delle uova. Entrato nell’incubatrice, vidi femmine rettiliane ed ermafroditi disperati: emettevano urla e sibili assordanti, perché centinaia (se non migliaia) di uova erano ormai compromesse. Il siero contaminato che proveniva dalla vasca di coltura stava corrodendo i fragili gusci, uccidendo le forme di vita in essi contenute. Mi adoperai per distruggere quante più uova potessi, immune dagli attacchi rettiliani.
Vista la situazione completamente compromessa, tutti i rettili fuoriuscirono dalla base, lanciandomi sguardi di odio misto a terrore. Schiere di ermafroditi cercavano di porre in salvo i loro piccoli sistemandoli nelle proprie sacche anali, che fungevano da pratico marsupio, per trasportarli di corsa all’esterno.
Non avevo certo il tempo di seguirli per capire le loro intenzioni: dovevo accertarmi che tutte quelle dannate uova fossero distrutte. Proseguii indisturbato non so per quanto tempo, ma alla fine l’opera fu compiuta: l’immonda prole rettiliana era stata eliminata!
Mi sentivo a pezzi, ma in cuor mio raggiante.
Uscii all’esterno della base, a rivedere finalmente le stelle in quella serata puntellata di bagliori astrali. Dei Rettiliani nessuna traccia: non feci in tempo a domandarmi dove diavolo si fossero nascosti che un boato tremendo mi schiantò a terra. La roccia sotto ai miei piedi vibrò come durante un terremoto: alzai gli occhi al cielo e improvvisamente la vidi. Un’enorme nave spaziale rettiliana stava lentamente decollando con il suo carico di morte e depravazione. Ecco quindi dove correvano quelle lucertole! Vista la mal parata, avevano evidentemente deciso di abbandonare l’installazione islandese, per riorganizzarsi altrove.
Impropvvisamente un raggio luminoso uscì dalla pancia del disco volante e scaricò una potenza deflagrante inconcepibile verso il suolo: stavano distruggendo la loro base!
Cercai di correre lontano da quell’Armageddon il più velocemente possibile, ma un’onda d’urto fortissima mi sollevò per diversi metri fino a farmi rotolare nella vasca di coltura. Mi ridestai subito e attorno a me vidi uno spettacolo agghiacciante: il liquido della vasca emanava un bagliore giallognolo spettrale e tutto intorno a me l’inferno. Come Caronte nello Stige, mi feci largo verso il bordo della vasca scansando i corpi galleggianti degli umani senza vita. Erano tutti stati mutilati a morte dai Rettiliani: alcuni non avevano più le membra superiori, altri avevano il cranio squarciato, altri ancora erano praticamente senza volto, strappato probabilmente da artigli inferociti. Guadagnai l’asciutto, ma il disco levitava ancora sopra di me. Improvvisamente avvertii un sibilo che conoscevo: a pochi passi da me un cucciolo rettiliano cercava di soffiare verso di me la sua bava corrosiva. Era ancora troppo piccolo perché le sue glandole velenose potessero secernere il tipico acido molecolare rettiliano! Feci un passo verso di lui, ma subito dalla nave rettiliana si sprigionò un raggio traente che avvolse la piccola lucertola per trasportarla al suo interno.
Fu tutto troppo veloce per fare qualunque cosa, che fosse catturare il cucciolo oppure farmi trasportare con lui all’interno. Completata l’operazione di prelievo, il disco voltante guadagnò presto quota e scomparve con un grande boato nel nero del cosmo.
La Terra era salva, almeno per il momento, tuttavia un profondo senso di disagio non mi abbandonava. In quegli ipnotici istanti in cui quel piccolo rettile veniva trasportato verso l’alto, i miei occhi incrociarono le sue pupille dilatate e meditabonde: quella strana creatura ermafrodita e trasduttiva mi fissava imperscrutabile e minacciosa con quelle iridi giallognole prive di misericordia.
Una creatura ancora acerba e all’inizio della sua vita, ma già gravida della sostanza stessa del male e foriera di maligne e oscure promesse.
(Fine)
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