Per anni, i media di regime e la scienza ufficiale hanno speso tempo e ingenti somme di denaro per convincerci che l’omeopatia fosse solo acqua fresca, un placebo privo di qualsiasi efficacia.
Ma nella comunità della scienza indipendente sappiamo bene che non è così.
L’omeopatia funziona, e funziona ampiamente.
A dimostrarlo non servono i soliti studi pilotati pubblicati da riviste prezzolate: basta osservare un solo dato, oggettivo e inconfutabile — è un business milionario di successo in tutto il mondo.
E nel mondo in cui viviamo, nulla che sia davvero inutile viene finanziato con tanto zelo da milioni di persone consapevoli.
Questa è la vera prova. E la scienza ufficiale, che pretende di stabilire il vero a colpi di peer-review, non può farci nulla.

Fino a poco tempo fa, credevamo che gli scienziati tradizionali agissero in buona fede, ignorando — forse per superbia o per pigrizia — le basi profonde su cui si fonda l’omeopatia. Ci sbagliavamo.
Le stesse persone che pubblicamente la disprezzano, in privato ne fanno largo uso… ma per fini tutt’altro che nobili.
Negli ultimi anni, sempre più spesso, ci siamo trovati ad analizzare la pioggia che cade dopo intensi episodi di geoingegneria clandestina.
E, con nostra sorpresa, i campioni risultano spesso privi degli additivi chimici industriali più noti, come ad esempio bario, manganese, bromuro e feldspato.
Qualche detrattore potrebbe prendere questo dato come “prova” che le scie chimiche siano in realtà solo innocuo vapore acqueo.
Ma noi sappiamo benissimo che non è così.
Molto più plausibile — e coerente con quanto stiamo osservando — è che abbiano modificato la formula, almeno in alcuni casi.
D’altronde: perché disseminare il cielo di migliaia di scie persistenti composte solo da H₂O? Sarebbe davvero un ridicolo spreco.
Ma allora… come spiegare questo fenomeno anomalo?
La risposta non è immediata, ma è arrivata grazie ai nostri anni di osservazione sul campo.
Intuendo che ci fosse un livello più sottile ancora da decifrare, abbiamo iniziato a riconsiderare proprio ciò che la scienza ufficiale rifiuta: la struttura informazionale dell’acqua.
È così che siamo giunti a una delle scoperte più inquietanti degli ultimi anni: quella pioggia non è acqua qualsiasi, è omeopatia nera.
Non nel senso simbolico, ma tecnico.
L’analisi condotta con strumenti radionici e spettroscopi modificati ha rivelato qualcosa che va ben oltre la chimica: l’acqua piovana, in certi casi, risulta strutturata secondo una matrice informazionale inversa rispetto a quella impiegata nei rimedi omeopatici classici.
Non si tratta di una semplice assenza di sostanze, ma di una presenza vibrazionale deliberata, memorizzata nell’acqua attraverso tecniche di imprinting a distanza.
L’omeopatia tradizionale — quella bianca — parte da principi attivi notoriamente dannosi (come arsenico, belladonna o veleno di serpente) per trasformarli, attraverso diluizioni estreme, in messaggi terapeutici.
L’omeopatia nera, invece, fa esattamente il contrario: parte da sostanze benefiche, come senna, rabarbaro o psillio per invertire la loro frequenza d’azione e utilizzarle come vettori di disturbo.
È un sabotaggio della memoria dell’acqua, una forma perversa di medicina inversa.

Questo tipo di imprinting colpisce in particolare una zona molto sensibile del corpo umano: le ghiandole di Hermann e Desfosses.
Negli ultimi anni, diverse équipe indipendenti hanno evidenziato come queste ghiandole — poste nella zona perianale e ignorate dalla medicina ufficiale — svolgano un ruolo fondamentale nella regolazione del tono neurovegetativo e nella produzione di specifici segnali feromonali.
Alterarne il funzionamento significa compromettere a monte le dinamiche relazionali, l’autopercezione e persino il senso di orientamento sociale e morale dell’individuo.
Ecco quindi la vera spiegazione del mistero che da anni confonde anche gli analisti più attenti:
come mai, talvolta, le scie chimiche risultano composte unicamente da acqua, senza tracce rilevabili di metalli pesanti o polimeri artificiali?
Perché non si tratta di un’arma chimica nel senso tradizionale, ma di un sistema omeopatico atmosferico — solo che anziché curare, destabilizza.
Una pioggia apparentemente innocua, ma programmata per interferire in profondità con i nostri meccanismi più sottili.
A orchestrare tutto ciò non sono i colossi farmaceutici — troppo esposti per rischiare un coinvolgimento diretto — ma gli scienziati di regime, complici delle élite politiche e mediatiche.
Sono loro a diffondere queste scie apparentemente “vuote”, proprio per confondere gli skywatcher indipendenti e minare la credibilità delle analisi non convenzionali.