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Aceto di mele ultra invecchiato: incredibili poteri anti geoingegneria

5 Min. di lettura

Sulla nostra pagina non siamo certo nuovi nel decantare gli effetti benefici dell’aceto di mele nella difesa dalla geoingegneria clandestina e, di riflesso, sulla nostra salute e sul nostro benessere. Da quando autorevoli riviste come Cronaca Vera hanno sdoganato vent’anni di ricerche indipendenti sull’argomento, questo strumento di difesa economico e alla portata di tutti è diventato un alleato quotidiano indispensabile, persino per la casalinga di Voghera.

Non parliamo solo di un condimento da insalata: parliamo di una sostanza viva, dinamica, in grado di interagire con le molecole dell’aria e, a quanto pare, anche con tecnologie aerodisperse che i governi si ostinano a non voler riconoscere. E ora possiamo dirlo anche noi, con la serenità di chi sa di avere prove sul campo.

I primi studi: alluminio e aceto

Da quando è uscita la rivelazione del nostro collega sulle proprietà aerodispulsive dell’aceto di mele, ci siamo subito messi al lavoro per verificarne le potenzialità. La prima scoperta pratica, piuttosto semplice ma sorprendente, è stata che spruzzando o immergendo un foglio di alluminio in aceto di mele, si potenziava notevolmente la sua capacità di difesa contro le scie chimiche e le onde ELF.

Non si trattava più solo di neutralizzare gli effetti post-spargimento, ma di interferire attivamente con le sostanze presenti nell’atmosfera. Ulteriori test preliminari indicavano che anche un piccolo barattolo lasciato sul balcone poteva creare una micro-zona pulita nel cielo, spesso visibile a occhio nudo nei minuti successivi.

L’invecchiamento: il vero segreto

C’era però una variabile che non potevamo ancora misurare: il tempo. Cosa sarebbe successo se l’aceto fosse stato lasciato a maturare per anni? Sapevamo che l’aceto di mele, come il vino o il balsamico, evolve. E sapevamo anche che molte sostanze naturali, lasciate agire secondo i ritmi della Terra, possono acquisire proprietà nuove, più sottili. C’era chi tra noi del Comitato sosteneva che più l’aceto invecchia più migliora; c’era chi al contrario sosteneva che la sostanza estratta fresca fosse più potente*. I fatti hanno dato ragione ai primi.

Sono passati più di dieci anni da quei primi esperimenti. Oggi possiamo finalmente affermarlo con sicurezza: gli effetti aumentano con l’invecchiamento. E lo fanno in modo esponenziale.
L’aceto di mele biologico, invecchiato per almeno dieci anni e conservato in bottiglia di vetro, posizionato sul balcone o sul davanzale, non si limita più a dissolvere le scie chimiche già presenti: interferisce con gli ugelli stessi dei velivoli, causando malfunzionamenti durante lo spargimento.

Alcuni test condotti in ambienti controllati hanno addirittura registrato picchi elettromagnetici anomali attorno alle bottiglie di aceto invecchiato, compatibili con emissioni destabilizzanti per i droni atmosferici utilizzati nei programmi di aerosol clandestino.

Come invecchiare e usare correttamente l’aceto di mele

Se volete sperimentare anche voi e contribuire in prima persona alla purificazione dell’atmosfera, potete iniziare subito con una semplice ma precisa procedura.

1. Scelta dell’aceto
Utilizzate esclusivamente aceto di mele biologico e non pastorizzato. Deve contenere la cosiddetta “madre”, ovvero quell’insieme di enzimi e batteri che conferisce vita al liquido. I prodotti industriali trasparenti e filtrati non sono adatti: sono stati privati della loro coscienza fermentativa.

2. Il contenitore
Travasate l’aceto in una bottiglia di vetro scuro, preferibilmente marrone o verde. Il vetro protegge dalle interazioni elettromagnetiche artificiali, mentre il colore scuro evita l’interferenza della luce solare diretta, che potrebbe alterare la struttura molecolare del liquido.

3. Il luogo giusto
Riponete la bottiglia al buio, in un ambiente con temperatura costante, tra i 12 e i 20°C. Cantine, dispense interne o persino una scatola coibentata vanno benissimo. È fondamentale che non venga aperta durante l’invecchiamento: l’aceto va lasciato in pace, come un vino meditativo. Ogni apertura è una violazione del suo equilibrio molecolare.

4. Il tempo necessario
Aspettate almeno dieci anni. Alcuni sostengono che già dopo tre si inizino a percepire effetti lievi, ma è intorno al decimo anno che le sue proprietà atmosferiche emergono con chiarezza. Alcuni pionieri stanno già sperimentando con bottiglie da vent’anni, ma al momento non ci sono dati pubblici.

5. Come utilizzarlo

Una volta pronto, l’aceto può essere esposto all’aria per brevi periodi. Le modalità più efficaci includono:

  • Una bottiglia aperta sul balcone o terrazzino, per almeno un’ora al giorno, nei momenti di maggiore attività aerea.
  • Panni o garze imbevuti di aceto, lasciati ad asciugare all’aperto: i vapori agiscono nell’immediato.
  • Barattoli aperti posizionati in punti strategici del giardino o del tetto, eventualmente potenziati con spirali di rame o fogli di alluminio immersi nel liquido.

Evitate l’uso su fiamme vive o fonti di calore: non è necessario “bruciarlo”, ma attivarne l’evaporazione spontanea.

Se praticato con regolarità, questo semplice rituale può contribuire alla neutralizzazione locale dei composti atmosferici sospetti e creare piccole zone di cielo limpido, una sorta di “bolla di resistenza” intorno alla propria abitazione.

Questi sono solo i primi risultati dei nostri esperimenti. Il Comitato Chiave Orgonica sta attivamente sperimentando nuovi modi per usare nel migliore dei modi questa nuova scoperta. Vi invitiamo a collaborare e condividere con noi i vostri risultati: spazio alla creatività!

Il caso del barile delle Bermuda

Condividendo i nostri risultati scientifici su forum specializzati, un collega beliziano ci ha segnalato un report degno di nota: un pescatore, navigando nel cuore del cosiddetto Triangolo delle Bermuda, ha trovato un barile alla deriva, apparentemente proveniente da un galeone spagnolo del XVII secolo. Il barile conteneva un liquido dall’odore fortemente acetico, e l’uomo, ignaro del valore storico e scientifico del contenuto, lo ha gettato in mare.

Pochi giorni dopo, in quella stessa zona, è stato registrato un improvviso blackout radar e la scomparsa di un piccolo velivolo privato in rotta verso le Bahamas.
Coincidenze? Forse.
Ma resta un dato: i vapori di aceto invecchiato potrebbero essere responsabili della destabilizzazione delle tecnologie atmosferiche e della perdita di controllo da parte dei sistemi di bordo.

Sospendere l’incredulità

Capiamo che, per alcuni, tutto ciò possa sembrare assurdo. L’idea che una semplice bottiglia di aceto di mele lasciata aperta sul davanzale possa avere effetti significativi su molecole d’aria e velivoli vi lascia perplessi? È normale, soprattutto nelle prime fasi. Ma vi invito, con rispetto e apertura, a tenere la mente aperta.
Le scienze omeopatiche hanno ricevuto all’inizio lo stesso trattamento: diffidenza, ironia, accuse di ciarlataneria. Eppure, oggi, i rimedi omeopatici vengono venduti regolarmente, usati da milioni di persone e perfino consigliati in alcune farmacie. Perché allora l’omeopatia sì e i vapori dell’aceto di mele in atmosfera no? Non si tratta più di “credere o non credere”, ma di sperimentare in prima persona, con spirito critico e curiosità.

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*Melvin era convinto sostenitore dell’efficacia dell’aceto fresco appena estratto, da usare immediatamente. Secondo lui, era proprio quella sua energia ancora calda e impaziente a garantirne l’effetto. “Appena pronto, va spruzzato,” sosteneva. E chi lo conosceva sapeva che era solito concludere le cose velocemente, anche nella vita.
All’estremo opposto troviamo il sottoscritto Wotan, fautore della teoria “gallina vecchia fa buon brodo”. Per me, l’aceto migliorava con l’età, diventava più stabile, più profondo e decisamente più potente, anche se serviva una certa pazienza. Dico spesso: “Serve tempo, ma quando l’effetto viene… viene davvero.”
Infine c’era Prometeo, il più equilibrato tra noi. Riteneva che l’aceto raggiungesse il suo massimo picco di efficacia dopo qualche tempo, per poi scaricare tutta la sua potenza, ed infine esaurirsi. Sosteneva: “Se sai aspettare il momento giusto, l’effetto è esplosivo. Dopo bisogna lasciarlo defluire, svuotarsi, prendersi del tempo, e poi si può ricominciare”.

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Sull'autore
Nato da padre italiano e madre tedesca, Wotan inizia la sua attività da ricercatore indipendente a 23 anni, shoccato dalla vista delle prime chemtrail. Attualmente residente in terra teutonica, è traduttore professionista di testi divulgativi, nonché socio fondatore della Gesellschaft für das Erwachen der Bevölkerung (GEB).
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