Un’auto 100% elettrica in grado di viaggiare a 250 Km/h e con un’autonomia di almeno 500 chilometri: questo era il contenuto di uno dei brevetti che Nikola Tesla nel 1910 si apprestava a registrare negli USA. La storia dell’automobile era nata da pochi decenni, e sulle strade ancora circolavano sia auto diesel sia auto elettriche, entrambe affette da problemi: le prime la poca autonomia, le seconde il costo. Nikola Tesla aveva un sogno: un’auto per tutti, ecologica e performante. Le lobby del petrolio ne avevano un altro: governare il mondo.
È così che, il giorno prima di recarsi all’ufficio brevetti, Tesla si trovò in casa l’FBI che con una scusa pretestuosa (l’essere comunista!) sequestrò tutti i suoi brevetti e lo ridussero in povertà. Tesla non ebbe più i mezzi economici per andare avanti, e con il Governo che continuava a mettergli i bastoni tra le ruote assistette inerme alla rovina della società e dell’ambiente senza le sue invenzioni, fino alla morte. I decenni passarono e gli USA usarono i brevetti di Tesla che potevano tornargli utili per soli scopi militari e geoingegneristici, mentre gli altri rimasero a far polvere in un sotterraneo.

Improvvisamente tutto questo cambiò quando un imprenditore sudafricano di nome Elon Musk fondò una casa automobilistica che vende sul mercato auto 100% elettriche (guarda caso), con un’autonomia di almeno 500 Km (guarda caso!), chiamata Tesla motors (GUARDA CASO!). Prestazioni impossibili e irraggiungibili per ogni altra auto elettrica al mondo, ben superiori anche alle auto alimentate a petrolio. Esattamente il sogno di Nikola! Che ci sia dietro il suo zampino? Che tecnologia montano queste auto? Apparentemente funzionano con normali batterie al litio, ma sono modificate secondo un procedimento che l’azienda tiene segreto.
Indagando in profondità siamo riusciti a contattare il pronipote di Nikola Tesla, tale Francantonio Tesla, che vive sotto falso nome in un luogo nascosto vicino a Campobasso per paura di fare la fine del bisnonno. Egli è figlio di una relazione extraconiugale tra Giuseppina Tornasole (1952 – 2009), casalinga emigrata, e Fabian Miklotow Tesla (1956 – 1986), fisico nucleare morto in un incendio nel 1986 dopo aver dichiarato di voler continuare gli studi del nonno. Da noi intervistato su Skype dalla casa popolare in cui vive con uno stipendio da operaio precario, egli dimostra tutto il grande cuore che caratterizzava anche il suo antenato, ma anche un po’ di amarezza.
Tiro avanti come posso, certo i brevetti del mio avo mi avrebbero fatto comodo, non solo a me ma a tutta l’umanità. Conosco la storia di Elon Musk e non ho dubbi che stia usando i brevetti che nonno Nikola stava cercando di registrare cento anni fa. Come sapete Nikola ridotto in povertà non riuscì più a replicare gli esperimenti dei brevetti originali rubati dall’FBI, ma noi li tramandiamo oralmente di generazione in generazione. Chissà come Musk ne è entrato in possesso! Ma non mi importa, purché li usi per fare del bene. Non ho rancore nei suoi confronti, anzi, anche se una Model S nel garage come gesto di ringraziamento non mi farebbe schifo.
È dunque possibile che uno dei maggiori imprenditori di successo negli USA, Elon Musk, sia stato “aiutato” da uno dei brevetti di Nikola Tesla scomparso insieme a lui. Se è così, avendo egli il bene placido degli eredi, ben venga! Buona fortuna e successo dunque a Elon Musk, ma almeno un riconoscimento economico a Francantonio poteva essere carino.
Fonti: www.teslamotors.com