
Sarà la stagione delle influenze, sarà che siamo a corto di staff per i mali di stagione, fatto sta che tutto ciò mi ha dato l’ispirazione per una nuova indagine riguardo al famigerato bando dei termometri a mercurio nell’Unione Europea (Italia ahinoi inclusa). L’argomento poteva sembrare banale, e invece si è rivelato una scoperta straordinaria.
Una giustificazione poco convincente
La vendita di termometri a mercurio è stata bandita nel 2007 con la scusa ufficiale di “evitare il rischio di ingestioni accidentali“. Se per il popolino questa giustificazione appare sensata, chiunque sia un po’ più sveglio (noi e voi compresi, amici lettori) capisce quanto sia invece ridicola. Per confermare i miei sospetti, ho fatto una rapida ricerca tramite intelligenza artificiale sul numero di decessi attribuibili ai termometri a mercurio rotti. Risultato? ZERO. Avete letto bene: zero morti da ingestione di mercurio nei decenni di utilizzo di questi strumenti.
E allora, perché questa crociata contro i termometri a mercurio? Perché sostituirli con costosi termometri digitali, pieni di silicone, chip e batterie rigorosamente made in China che sono altrettanto, se non più pericolosi? La realtà è ben più oscura, e affonda le radici nella fisiologia del nostro corpo.
La verità nascosta nei nostri corpi

Come ben sanno le nostre nonne, il modo più accurato per misurare la temperatura corporea è la via rettale. Non è un mistero né una presa in giro, è una pratica seria, documentata e dettagliatamente descritta su Internet, sotto gli occhi di tutti. Ma ecco il punto cruciale: nei maschi, vicino al retto, si trova la prostata, una ghiandola spesso trascurata e collegata a ciò che molti ricercatori indipendenti, noi compresi, definiscono “la ghiandola pineale nascosta”.
Un nostro studio condotto su 32 volontari maschi ha dimostrato un fenomeno sorprendente: l’uso di un termometro a mercurio, a differenza di un termometro digitale, è in grado di attivare specifiche aree della prostata ricche di chakra che solitamente sono dormienti. Il fenomeno, da noi battezzato “eccitazione pineale”, ha effetti notevoli: maggiore acutezza mentale, un sensibile calo dello stress provocato dalle criptoonde, e soprattutto una sorprendente energia sessuale.
Il segreto dell’attivazione

Ma perché il termometro a mercurio riesce in questa impresa mentre quello elettronico fallisce miseramente? La risposta sta nella chimica: i nostri rilevatori di precisione hanno confermato che, durante i cinque minuti necessari per misurare la temperatura rettale, una piccola quantità di molecole di mercurio passa per osmosi attraverso il vetro del termometro fino alla prostata. Non stiamo parlando di quantità pericolose, ma di un numero che si aggira attorno alle 8 molecole. Questa minuscola interazione è però sufficiente per scatenare l’attivazione pineale.
Ora, prima che qualcuno urli al complotto, va detto che esistono dispositivi elettronici sviluppati da ricercatori indipendenti in grado, vibrando in punti specifici, di ottenere risultati simili. Tuttavia, questi strumenti sono più costosi, meno pratici e richiedono un livello di manutenzione che li rende poco accessibili, per non parlare del fatto che potrebbero portare a malintesi se utilizzati in solitario. In confronto, il buon vecchio termometro a mercurio era economico, discreto e incredibilmente efficace.
Un appello alla resistenza
Che fare, allora? La risposta è semplice. Tornate dalle vostre nonne, rovistate nei loro cassetti e recuperate quei vecchi termometri a mercurio. Se non li trovate, date uno sguardo ai mercatini dell’usato: c’è ancora speranza. E una volta recuperato il vostro termometro, fate tesoro della saggezza delle nonne per imparare l’arte della misurazione rettale. In un’epoca in cui tutto sembra congiurare contro la nostra salute e il nostro benessere, il termometro a mercurio rappresenta un piccolo, ma significativo, atto di resistenza.