
ROMA – Dopo la pubblicazione del cosiddetto Decreto Cumulonembo (D.L.C. 33/2025), che riconosce ai cittadini “affetti da esposizione cronica ad aerosol atmosferici non dichiarati” l’accesso ai benefici della Legge 104/92, arriva il primo caso ufficiale di concessione.
A riceverlo è Luciana Nebrini, conosciuta nel circuito degli attivisti anti-chemtrails come Giovanna Tuttapanna, la prima italiana ad aver ottenuto il riconoscimento di “ipersensibilità al nanoparticolato aerotrasportato di origine non convenzionale”.
Luciana, 52 anni, lavora da sempre “sul territorio”, come ama dire lei, in modo indipendente e con una clientela selezionata. «Sono contenta da un lato – racconta – perché finalmente viene riconosciuto che il mio è un lavoro usurante. Dall’altro, se questi maledetti aerei smettessero di inquinare il mio posto di lavoro, avrei potuto continuare felicemente senza ricorrere a nessun aiuto.»
Luciana sottolinea con orgoglio di essere titolare di partita IVA e di “pagare le tasse come chiunque altro”, benché il suo impiego si svolga spesso “all’aperto, in orari notturni, con condizioni meteorologiche non sempre favorevoli”.
I cielolesi: nasce una nuova categoria tutelata
Nei gruppi di discussione online, il suo caso ha già dato origine a un nuovo termine: “cielolesi”. Così vengono chiamati, con una punta d’orgoglio, i lavoratori che trascorrono gran parte del tempo esposti al cielo e ai suoi misteriosi cambiamenti cromatici.
«Siamo quelli che il cielo lo vivono, non solo lo guardano», spiega Luciana. «Ogni giornata lattiginosa ci lascia addosso qualcosa: stanchezza, confusione, a volte malinconia. Non è solo psicologico, è fisico. Il nanoparticolato ti penentra dentro e non riesci più a tirarlo fuori.»
Un caso pilota nato tra cielo e burocrazia

La pratica di Luciana è stata la prima ad essere approvata dopo una lunga trafila burocratica. Secondo indiscrezioni, la richiesta sarebbe stata inizialmente bloccata per “indeterminatezza del luogo di esposizione”, ma successivamente riesaminata grazie all’interessamento di “figure istituzionali sensibili al tema della libertà professionale”.
«Qualcuno nei ministeri – spiega Luciana – sa bene che certe categorie lavorano più vicino al cielo di quanto si pensi. Non posso fare nomi, ma tra i miei clienti ho conosciuto persone di potere che hanno visto con i propri occhi le scie allargarsi sopra Roma. Alcuni di loro mi hanno incoraggiata a non mollare.»
Danni invisibili ma reali
Luciana racconta che i primi sintomi sono comparsi più di dieci anni fa: vertigini, mal di testa, senso di stordimento improvviso durante le ore serali. «A volte mi capitava di ricevere un cliente e, poco dopo, di non ricordare nemmeno se mi aveva già pagata. All’inizio pensavo fosse stanchezza, poi ho capito che non era colpa mia, ma del cielo lattiginoso sopra di noi.»
A quel punto si è rivolta al Centro Studi Psicoaerologici di Forlì, dove le è stato diagnosticato un caso medio-grave di “Disturbo da Percezione Aerotrasportata” (DPA). Da lì l’avvio della procedura per ottenere i nuovi benefici della 104/25 “Cumulonembo”.
Permessi nei giorni di cielo pesante e bonus anti-irrorazione
Il decreto le riconosce tre giorni mensili di permesso retribuito per “recupero psicoatmosferico”, oltre a un bonus annuale per l’acquisto di filtri HEPA portatili da installare “nel luogo di lavoro o nelle immediate vicinanze”.
Ricordiamo che tra le altre agevolazioni previste figurano:
- accesso gratuito a sessioni di defumicazione ambientale con fumi di salvia e fiori di aro titano;
- rimborso per l’acquisto di aceto di mele bio, usato come disintossicante da spruzzare sul luogo di lavoro;
- deduzione fiscale per tende schermanti e rotoli di stagnola professionale, utili a schermare onde e residui particellari;
- la possibilità di richiedere un “punto di lavoro ombreggiato e ventilato” nelle serate di alta irrorazione, previa certificazione meteorologica.
Un modello per nuove categorie a rischio

Luciana auspica che il suo caso apra la strada ad altre categorie. «Penso a chi lavora nei campi, ai birdwatcher, agli addetti stradali. Per non parlare degli skywatcher indipendenti professionali! Tutti quelli che, come me, trascorrono ore sotto il cielo, spesso ignorando cosa ci cada addosso. È un lavoro di contatto, delicato, e non ci si può difendere da tutto.»
Reazioni e polemiche
Mentre il Ministero della Salute tace, il presidente dell’associazione Cielo Libero, Rodolfo Benchiviene, commenta: «È un’ammissione travestita. Dicono che Luciana è malata, ma nel frattempo la pagano per non uscire quando il cielo è torbido. Lo Stato sa tutto, ma parla solo per allusioni.»
Dal canto suo, Luciana non ha alcuna intenzione di smettere di esercitare. «Mi hanno dato la 104, ma non la paura. Io continuo a lavorare come ho sempre fatto, con discrezione, rispetto e professionalità. Però ora ho anche la consapevolezza che ogni notte, sopra di noi, qualcuno spruzza qualcosa che non dovrebbe esserci. E se pensano che basti un bonus HEPA per farmi chiudere gli occhi, si sbagliano di grosso.»
