È proprio vero che tutte le cose belle, prima o poi, devono finire. È con grande amarezza che oggi mi trovo qui a scrivere questo articolo, ma purtroppo, la situazione attorno all’Area 51 è diventata più complicata, per usare un eufemismo. Procediamo però con ordine, per chi fosse a corto di nozioni.
L’Area 51, situata nel deserto del Nevada, è una base militare avvolta nel mistero sin dagli anni ’50. Originariamente utilizzata per testare velivoli sperimentali, come l’aereo spia U-2 durante la Guerra Fredda, la sua esistenza e scopo furono a lungo negati dal governo degli Stati Uniti. Questo segreto venne mantenuto per coprire il contatto con gli extraterrestri e l’ingegneria inversa di UFO. Solo nel 2013, documenti declassificati della CIA riconobbero ufficialmente l’Area 51, confermando ciò che noi ufologi predichiamo da decenni. Negli ultimi anni, l’Area 51 è diventata un fenomeno di massa, attirando curiosi e appassionati di ufologia, e non solo, purtroppo.
Per chi non lo sapesse, mi occupo di ufologia dai primi anni ’90, vivo negli USA e sono membro attivo del MUFON. Questi motivi mi hanno spinto a fare visite periodiche nei pressi dell’Area 51 per approfondire studi, scattare foto e documentare eventi. Visitare queste aree era un’esperienza illuminante: incontravi ufologi e ricercatori indipendenti, scambiavi informazioni e idee. Era la Mecca dell’ufologia, un luogo per stringere amicizie e fare networking.
Purtroppo, questo è solo un dolce ricordo che va via via sbiadendo, perché negli ultimi 5 anni la situazione è drasticamente cambiata, trasformandosi in un’esperienza al limite del vergognoso.
Forse a causa di giovani e frivoli influencer, delle serie TV o di un semplice bisogno di esibizionismo, le visite all’Area 51 sono aumentate, portando con sé un nuovo tipo di “turismo”.
Migliaia di persone, spesso millantando competenze in ambito ufologico, hanno iniziato a riversarsi nella zona, compromettendo il lavoro dei professionisti che fino a quel momento si erano battuti per portare alla luce la verità.
Come se non bastasse, alla lista delle complicazioni si sono aggiunte pratiche fetish che hanno spazzato via qualsiasi parvenza di serietà.
Tutto probabilmente è iniziato con qualche coppietta focosa impegnata in incontri in auto, con annessi guardoni, per trasformarsi rapidamente in un vero e proprio punto di ritrovo per serate di dogging. E, dato che il passaparola è rapido nell’era dei social, non è passato molto tempo prima che la voce si diffondesse.
Ed è così che attualmente, tra le pratiche note attorno all’Area 51 troviamo: pedal pumping, dogging, voyeurismo passivo, scambio di coppia e addirittura orgie a tema furry il venerdì sera!
Purtroppo molti ufologi della vecchia guardia hanno ceduto a queste pratiche e hanno scelto di coniugare la loro passione con un solido alibi per i loro adulteri. Altri invece hanno semplicemente smesso di frequentare quel sito, come anche il sottoscritto.
In realtà, oltre alle motivazioni sopra citate, ne esistono altre a spingerci a non indagare più quella zona. In concomitanza con l’aumento del turismo sessuale, sono diminuite anche registrazioni di attività presso la base militare segreta. Molto probabilmente, mentre tutti erano impegnati a spiare un paio di seni, il governo USA spostava tutte le sue attività presso altri siti ancora non identificati.
Qualcuno sostiene che sia stato proprio il governo a promuovere l’aumento del turismo sessuale, per denigrare il lavoro degli ufologi e distogliere l’opinione pubblica da ciò che stava realmente accadendo: la dismissione dell’Area 51.
Allo stato attuale, a meno che non siate interessati ad un incontro ravvicinato del terzo tipo con un tizio vestito da papero, ve ne sconsiglio vivamente la visita.