Data la confusione che c’è in giro e l’interesse riscontrato, ci tengo a dare qualche accenno storico, per farvi capire quando sono nati i cappelli in alluminio e perché al giorno d’oggi sono considerati dai più un segno di insanità mentale.
I cappelli fatti di stagnola (TFH, Tin Foil Hat in inglese) vennero inizialmente concepiti alla fine degli anni 80 come difesa dalle anomale onde a bassa frequenza (ELF), dalla quantità sempre crescente di metalli nell’aria e per i sospetti sui rettiliani che iniziavano a crescere.
L’apice di utilizzo dei cappelli ci fu a metà degli anni 90, quando le scie chimiche fecero la loro comparsa.
Studi privati di quel periodo dimostravano come un semplice strato di alluminio poteva deviare le onde a bassissima frequenza e respingere le molecole metalliche nell’aria. Alcuni produttori di indumenti avevano iniziato anche ad interessarsi alla cosa. Insomma erano bei tempi quelli e la gente aveva più fiducia in sé stessa.
Purtroppo però le cose cambiarono di lì a poco, il NWO decise che i cappelli di stagnola dovevano uscire di scena e per farlo utilizzò la sua arma sempreverde: la disinformazione.
Tra gli anni 80 e 90 furono moltissimi i film e le commedie che vedevano come protagonisti dei folli con un cappello di stagnola che farneticavano sul controllo mentale. Dal cinema ai cartoni animati ci fu una grossa operazione di debunking, e non furono risparmiato nemmeno I Simpson (sono stati spesso strumento di disinformazione).
Un colpo basso fu dato dal film “Un poliziotto alle elementari” con Arnold Schwarzenegger, dove un bambino rischia la vita per posizionare delle antenne di stagnola su un palo dell’alta tensione. Il film ebbe un grande successo in America e incitò le madri preoccupate a bandire la carta stagnola dalle loro cucine.
Successe ai tempi quello che sta accadendo sempre più spesso ultimamente sia per la geoingegneria, le scie chimiche, gli illuminati e qualsivoglia argomento che per il NWO non va preso seriamente in considerazione. E così il cappello di alluminio entrò nell’immaginario comune come atto di follia.
Fortunatamente negli ultimi anni sempre più persone si stano accorgendo che c’è qualcosa che non va e il cappello di alluminio ha iniziato ad essere riconsiderato, tanto che un’azienda islandese ne ha prodotti alcuni quasi identici a dei normali cappelli.
Personalmente all’inizio ero abbastanza scettico ma facendo alcune prove, indossandolo prevalentemente in casa o in giro sotto ad un cappello (per non sembrare pazzo agli occhi della popolazione di zombie), ho notato delle differenze in me.
La tipica sensazione di spossatezza che spesso si ha fin dal mattino è attenuata o assente dopo un paio di ore col cappello, come anche il mal di testa da smartphone.
Vi esorto a fare qualche prova mettendo da parte lo scetticismo, sono sicuro che avvertirete fin dalle prime ore una sensazione di “pulizia” interiore.
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