Cari e amati fratelli, qui vi scrive Peppe Pluton, araldo delle genti celesti, divulgatore del verbo di pace siderale e amico degli alti e biondi pleiadiani.
Quest’oggi sono quì perché vi voglio parlare di un tema sensibile che mi sta molto a cuore, ma troppo spesso ignorato.
Chi mi segue saprà che di recente siamo ufficialmente entrati nell’era di Zizi-Lohn, con l’evento dell’aurora che ha sancito questo inizio, ed è giunto il tempo di affrontare certi argomenti.
Si tratta ovviamente di una domanda apparentemente banale che però va trattata in maniera più ampia, includendo molti altri riferimenti discriminatori come i pronomi o il più utilizzato termine “alieno”.
Siamo molto sensibili ai temi dell’inclusività al giorno d’oggi, ma quasi sempre, presi dal nostro antropocentrismo, dimentichiamo i noistri fratelli dello spazio che ormai vivono sul nostro pianeta da molto tempo.
Ormai sono decenni (in alcuni casi secoli) che sul pianeta terra abitano stabilmente colonie di esseri cosmici, qualcuno è nato addirittura qui. Converrete con me che etichettare tutti sotto alla categoria degli extraterrestri è poco rispettoso.
Prima di proseguire tutto il Comitato ci tiene a fare una premessa. Nei nostri articoli utilizziamo spesso termini quali extraterrestre o alieno, e i motivi sono di natura pratica. Siamo obbligati ad utilizzare un linguaggio comprensibile all’utente medio, e ai motori di ricerca. In altri contesti evitiamo assolutamente l’uso di determinate etichette.
Ma allora cosa fare quando abbiamo la fortuna di avere un contatto ravvicinato, o magari anche intimo, con i nostri fratelli cosmici?
La risposta in questi casi è: dipende dal contesto.
Se abbiamo già un legame di amicizia o amore con entità cosmiche possiamo chiedere direttamente a loro, con dolcezza e calore, in che modo vogliono essere identificati. Sono sicuro che grazie alla radiosità delle vostre anime riuscirete a vibrare alle stesse frequenze, migliorando la vostra comunicazione.
Nel caso invece sia il primo appuntamento, o comunque non siete così intimi, il consiglio è di evitare assolutamente ogni pronome per non bruciare la vostra occasione.
Ci sono popoli cosmici molto permalosi, come gli arturiani, oppure freddi e più distaccati come i grigi di Gliese, ma banalizzerei dicendovi che basta sapere da dove vengono. Mai basarsi sugli stereotipi e comunque come si suol dire, meglio prevenire che curare.
Noi esseri umani siamo più semplici da capire, abbiamo meno generi, siamo schematici ed è facile evitare affermazioni razziste.
Il miglior approccio che sento di consigliarvi, per instaurare una comunicazione inclusiva, è di essere il più neutri possibili e di aspettare finché il nostro interlocutore decide che è il momento di comunicarci come si sente.
Un argomento di dialogo che funziona sempre, sia sulla terra che nello spazio, è quello relativo al clima. In alternativa è possibile anche chiedere loro come trovano il cibo terrestre. Ricordate ancora una volta di evitare a ogni costo i pronomi (non smetterò mai di ripeterlo), e piuttosto inventate nuovi termini.
Non siate timidi e vedrete che con un po’ di pazienza loro si apriranno e vi faranno capire in che modo si identificano.
Siate molto aperti di mente e accettateli per ciò che sono, anche se faticate a capire: tutto l’universo obbedisce all’amore.
Nel caso in cui il vostro interlocutore vi faccia capire che sente la necessità di un contatto più fisico con voi, lasciate che sia lui a guidare. Voi rilassatevi e mostrate loro in cosa consiste l’ospitalità umana.
Sono sicuro che se saprete essere abbastanza aperti ne trarrete molto piacere e divertimento.
In conclusione, spero che queste mie parole di vibrante amore siderale vi abbiano donato chiarezza e aiutato a migliorare i vostri rapporti interstellari.
Dobbiamo avere consapevolezza sul nostro modo di comunicare, per costruire un mondo più inclusivo e accogliente. Siamo tutti fratelli, siamo tutti diversi ma possiamo amarci l’un l’altro. L’amore è un’energia inesauribile.
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